Cambio lingua

Cambio lingua



D.C.S.S ~ Da Capo Second Season ~ Sto scrivendo proprio ora!

 

Nota 01
Un po' di terminologia. 漫画 - "Manga" vuol dire letteralmente "disegno compulsivo" (sic), e come molti di voi sanno indica il tipico fumetto giapponese. Manga-san, appena visto, vuole più o meno dire "signore che fa i manga". Aggiungendo -san al nome di una professione, di un prodotto o di un tipo di negozio si ottiene un termine informale che indica la persona che svolge quella professione o ha relazione con un certo prodotto. Un termine più formale, che vedremo usato dopo, è 漫画家 - "mangaka", dove il suffisso -ka letteralmente vuol dire "casa". Questo suffisso indicava in passato gli "artigiani" dediti ad un certo mestiere.
Il termine qui usato da Aishia è 少女漫画 - "shoujo manga", ossia un fumetto per "piccole donne". Il termine è così diffuso che spesso si usa solo "Shoujo" per indicare direttamente i manga per ragazze. Da qui l'acerrima difesa di Suginami, che non vuole essere preso per uno a cui piacciono i fumetti per ragazze. Tra parentesi, anche Da Capo è ufficialmente un manga shoujo, e sebbene l'anime sia un po' più "generico", rimane sempre uno shoujo, quindi se siete maschietti, come me, e state leggendo queste note, beh, siete proprio nei panni di Suginami!

Nota 02
先生 - Sensei - letterlamnete "vissuto prima", è un termine formale che indica i docenti, gli insegnanti in generale, e che potremmo tradurre con "maestro". Viene anche usato per indicare i medici. Qui (e più avanti) Suginami usa il termine Sensei come onorifico per Nanako e altri autori di fumetti. Questa categoria non beneficia "ufficialmente" del termine sensei, sono solo i "fan" e gli addetti ai lavori che, per riferirsi a un grande fumettista (o al loro fumettista preferito), usano questo termine come segno di ammirazione. Quindi, Suginami, senza rendersene conto, sta dichiarando la sua ammirazione e devozione per Nanako.

Nota 03
È comune, in Giappone, usare termini che indicano un grado di parentela, aggiungendo il prefisso formale "O-" e il suffisso "-san" per rivolgersi a generiche persone che potrebbero avere l'età di un parente. Così, un bambino potrebbe chiamare un generico signore "signor zio", o un signore più anziano "signor nonno". Gli adulti e i ragazzi si rivolgono spesso alle donne o alle ragazze della loro età con il termine "o-nee-san", ossia, "signora sorella", mentre un uomo adulto si potrebbe rivolgere a una donna più giovane chiamandola come "signora figlia". Questo viene fatto principalmente dagli uomini, e molto meno dalle donne. Qui abbiamo dei bambini che sottolineano l'enorme differenza d'età usando il termine "nonna", rendendo ancora più stridente e imbarazzante il travestimento delle ragazze. Come dire "ma come, non siete troppo vecchie per giocare a travestirvi?".

Nota 04
Con "Onee-chan" abbiamo un'altro modo di usare il grado di parentela "generico" appena visto. Il suffisso "-chan" indica un'amica di qualunque età, o un bambino. Il prefisso onorifico "O-" e il suffisso amichevole "-chan" formano un termine misto che suona come "signora sorellina". Contrasta con il termine usato prima, "obaa-san" che denota un certo distacco, nonché disprezzo dal momento che viene rivolto a giovani ragazze, mentre questo indica un'immediata simpatia per la persona a cui si parla.

Nota 05
Si tratta di un proverbio: "成るに為ても,当分咲き出しな" - naru ni shite mo, toubun sakidashi na. Letteralmente vuol dire, "anche se si decide di diventare, non si comincia a fiorire da subito." Significa che anche se si prende una decisione ferma, e si comincia subito a lavorare seriamente nella direzione scelta, anche se si può effettuare un cambiamento radicale nel proprio modo di essere e di fare in un istante, perché questo sia visibile, e dia dei risultati concreti, ci vuole tempo.