Cambio lingua

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Higurashi no Naku Koro ni ~ Rapiti dai demoni: atto primo. L'inizio.

 

Nota 01 - 3:19
Negli anime, nei manga, nei film, e in qualche caso anche nella vita di tutti i giorni, le ragazze giapponesi che voglio apparire graziose "grazia" assumono un particolare modo di parlare, che le caratterizza e le differenzia. In genere, scelgono una particella conclusiva o interlocuzione conclusiva che hanno l'abitudine di usare per chiudere le frasi. La più diffusa è il "wa", particella "gentile" usata dalle donne di tutte le età per chiudere le frasi in modo più femminile.
Rena ha invece l'abitudine di ripetere la particella conclusiva; il suo bersaglio preferito è "ka na", che suona come il nostro "chissà", ma non disdegna di usare anche altre particelle, o interlocuzioni, come questo "doushite" ossia "perché".
Nelle traduzioni, abbiamo reso questo suo modo di parlare riscrivendo in fondo alla frase la particella da lei usata. Troverete quindi spesso cose come "Chissà se...? Chissà?" nei suoi dialoghi.

Nota 02 - 4:00
Keichi usa l'espressione "MY PACE なやつ" - my pace na yatsu - che suona più o meno come "Gente 'a modo mio'", facendo leva sull'espressione inglese "my pace" ,ossia "col mio passo", "senza sforzarmi", e trasformandolo in un aggettivo di tipo "na". L'espressione è riferita sia a Mion che a tutti quelli del paese.

Nota 03 - 5:17
Vedi nota 1.

Nota 04 - 6:03
Normalmente, chi parla non può usare onorifici, come il suffisso "-san" (signore) per sé stesso. Inoltre, i ragazzi, fra di loro, non si chiamano normalmente dandosi del -san. Qui Mion vuole enfatizzare il fatto che sta "riportando" un discorso che Keichi potrebbe fare fra sé e sé, quindi usa il -san per indicare se stessa e Rena come se stesse citando un discorso altrui.

Nota 05 - 6:43
Così come Rena usa raddoppiare le particelle finali, il tratto caratteristico femminile usato da Rika è questo "no desu" finale, che vuol letteralmente dire "È che..." ed ha la stessa funzione della nostra espressione: rendere indirette le frasi, dando anche una spece di senso di "spiegazione". Ad esempio:
- "Hai fatto i compiti?"
- "No, ecco, è che volevo farli, ma..."
Abbiamo usato "È che" per rendere il suo "no desu" anche quando sembra poco adeguato. In effetti, suona poco adeguato anche nell'originale giapponese, ed è proprio questo il suo carattere distintivo.

Nota 06 - 7:54
箸 - hashi - sono i bastoncini usati al posto delle posate nella cucina orientale.

Nota 07 - 9:29
ワクワク - wakuwaku - è una parola onomatopeica che vuole significare il rumore del sangue che pulsa forte nelle vene. Viene usata anche come onomatopea vera e propria nei manga. Il modo in cui Rena la usa ha proprio questo senso; un po' come se noi dicessimo "toc toc" invece di "permesso", come se pensassimo a noi stessi, per scherzo, come personaggi di un fumetto.

Nota 08 - 10:00
Questa espressione, こっちの台詞 - kocchi no serifu - ossia, "la mia battuta", è di origini molto antiche in Giappone. Serifu è letteralmente la linea di testo nei copioni teatrali. Mentre la cultura occidentale ha coniato indipendentemente questa espressione dopo l'avvento del cinema, questa era già presente da secoli in Giappone, per significare cose come: "Questo dovrei dirlo io", o "Mi hai tolto le parole di bocca".

Nota 09 - 14:03
I Giapponesi usano moltissimo sia il discorso riportato che espressioni letterali usate come esempi di ciò che si vuole descrivere. In questo senso, ad esempio, si prenda l'espressione 「いつの間にか」 - "senza che me ne potessi rendere conto" - che letteralmente vuol dire "(che uno dice) ma quando è stato?", e che viene praticamente usata come se fosse un avverbio unico, al posto di "improvvisamente" o "furtivamente" o simili. L'espressione usata da Mion è di questo tipo. Essa dice: "[...] ovvero, alle volte, prendendo situazioni sfavorevoli, dire "come farei a..." È un modo colloquiale per dire: "dare la propria opinione su come risolvere situazioni sfavorevoli".

Nota 10 - 18:42
Il termine usato è 一方的 - ippouteki - unilaterale/unilateralmente. Mion lo usa per descrivere il modo con il quale era stata presa la decisione di costruire la diga e mandare via i paesani. Abbiamo usato "sloggiare" per rendere il dialogo comprensibile a chi non legge queste note.